L'imperturbabilità

20.03.2025

Maria Greco

Fin dall'alba dei tempi l'uomo ha avuto a che fare con il dolore, e fin dall'alba dei tempi lo ha approcciato nei modi più disparati: molte filosofie, arti, teorie, religioni sono finalizzate a porre rimedio o attenuare il dolore e porre l'uomo in una condizione beata, in cui il dolore stesso non può più fargli del male, o perché l'uomo lo ha banalizzato, cioè abituandosi ad esso, o perché è riuscito a sconfiggerlo totalmente approdando ad una dimensione finale nella quale assume i connotati divini. Ma che vuol dire assumere i connotati divini?

Ora perciò bisogna parlare della concezione che l'uomo ha del divino: ebbene in quasi ogni religione o teoria il dio è un essere precedente all'uomo, che presumibilmente lo ha creato o facilitato la sua venuta su questo mondo. È un essere potentissimo, e vive beato in un regno superiore a quello umano ed è soggetto a leggi diverse che da quelle umane.

Perciò se il dio ha solitamente questi connotati, e l'uomo si pone nella condizione di voler assumere i connotati divini, possiamo presupporre che l'uomo non cerchi in realtà di possedere il potere illimitato del quale dispone la divinità, anche perché non lo capirebbe, ma cerchi di mettersi in salvo in quella dimensione beata sfuggendo dai problemi, dalle contingenze e dalle sofferenze della propria. A questo scopo vi sono varie religioni che presuppongono o presupponevano una vita di privazioni e sofferenze per mettersi alla prova, per poi approdare come ricompensa a questa dimensione rivelata in cui diventa tutt'uno col divino (Siddhartha). Inoltre come un validissimo approccio al dolore in moltissime filosofie troviamo l'imperturbabilità, ovvero l'assenza di turbamento nell'anima e nel corpo, possiamo vederla nella filosofia stoicista, epicurea, nel buddismo, nella pratica molto diffusa della meditazione che afferisce inoltre a varie arti marziali.

Nel Buddismo il nirvana è il fine ultimo della vita, lo stato in cui si ottiene la liberazione dal dolore, Nel giainismo la dottrina insegna pratiche di rilassamento e di ritrovamento del proprio essere, in alcuni concetti si avvicina alla filosofia del non essere o essere, per il resto è un complesso di insegnamenti spirituali. Cosa importante di questa dottrina è l'obbligo morale della ricerca della verità, in ogni contesto o luogo. Un caposaldo del nirvana nel giainismo è quello che spiega che la vita ha il suo completamento nella perseveranza della verità, e che la mancanza di verità porta sofferenza; in questo ultimo caso vi è l'esorcizzazione del dolore e della paura ponendomi un rimedio di tipo gnoseologico.

Ad esempio vi è il Fudoshin, uno stato di calma e imperturbabilità, una dimensione mentale e filosofica di un'arte marziale (usualmente giapponese) che contribuisce all'efficacia del professionista avanzato. Fudōshin è uno spirito di calma irremovibile e determinazione, di coraggio senza avventatezza, di stabilità radicata sia nel regno mentale sia nel regno fisico. Troviamo inoltre il suo collegamento alla religione con il Fudō myō-ō è una divinità buddhista che porta una spada in una mano (per recidere delusione e ignoranza) e una corda nell'altra (per legare "le forze del male", e le passioni e le emozioni violente o incontrollate).

Anche solo leggendo questa illustrazione della divinità riusciamo ad individuare le parti in cui ci si differenzia da essa: l'avventatezza delle azioni, le passioni incontrollabili che spesso governano l'uomo.

E dunque l'uomo inizia a capire che le radici del suo dolore non risiedono solo nella natura aspra del luogo in cui è nato, ma anche e soprattutto dentro sé stesso. Vi è perciò la speranza dell'eradicazione in cui l'uomo si lancia specialmente nella rappresentazione del divino, nell'arte: i santi con volti ieratici nell'arte bizantina, lo stile severo con l'imperturbabilità dei suoi soggetti che come nel caso del discobolo sono direttamente assimilabili agli dei. Anche in poesia inoltre vediamo con Saffo e più tardi con Catullo che perfino la calma nel rapportarsi all'amata è una caratteristica quasi divina: mentre entrambi impazziscono al minimo contatto l'uomo descritto in poesia la ascolta che ride in modo calmo e interessato. Questa sua calma e controllo sulle emozioni sembra ad entrambi quasi divina e impossibile. Sebbene in campo filosofico possa assumere dei connotati positivi, in ambito medico-psicologico il termine atarassia si associa a un disturbo neurologico causato da lesioni cerebrali derivanti da traumi o incidenti cerebrovascolari.

L'atarassia non fa parte dei disturbi psicopatologici del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, per cui non è una malattia a sé stante. Piuttosto, viene considerata un sintomo neurologico.

L'atarassia clinica si manifesta quando le connessioni tra il sistema limbico e il lobo frontale si vedono compromesse. Queste aree del cervello sono responsabili delle nostre emozioni e dei nostri comportamenti da esse derivati. Una persona con atarassia non agirà di consegue

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