[Prima Parte] Jugoslavia: Storia del più grande genocidio europeo dopo la seconda guerra mondiale

03.04.2025

Daniele Pipitone

I Balcani sono una regione situata a est dell'Europa, parecchio vicina alla nostra cara Italia, oggi nota soprattutto ai più anziani, ma anche ad alcuni più giovani, per essere stata il teatro di uno dei più sanguinosi conflitti che l'Europa abbia mai visto dai tempi della seconda guerra mondiale e che in molti, forse anche nelle famiglie di chi legge, hanno combattuto nei non tanto lontani anni '90. Ma che cosa è successo realmente? Perché la più grande nazione dei Balcani, unita da tempo come "Unione che rappresentasse gli slavi del Sud" si è dovuta sfaldare così prepotentemente? E perché dovrebbe essere questo un argomento da trattare nelle scuole? Le parole chiave di questo articolo sono dei termini con i quali ormai si ha familiarità: propaganda, odio, interessi economici egoistici e nazionalismo. Prima di affrontare i massicci conflitti che hanno devastato i Balcani, dobbiamo fare giusto qualche passetto indietro, agli inizi del '900. All'epoca, l'idea di riunire tutti i popoli slavi dei Balcani in un'unica nazione rappresentava un'utopia, il nome stesso di Jugoslavia significa "Terra degli slavi meridionali". In questo periodo le nazioni presenti nei Balcani erano: Austria-Ungheria, Serbia, Montenegro e in parte Albania e Serbia. All'epoca la Serbia, la principale nazione slava, dichiarava la propria intenzione di unire gli slavi balcanici in un unico stato. Questo progetto era ostacolato dall'Austria-Ungheria, che possedeva la maggior parte delle terre a maggioranza slava. Le tensioni crescenti sarebbero sfociate nell'assassinio del duca Francesco Ferdinando da parte di Gavrilo Princip nel 1914, gesto che avrebbe scatenato la famosa Prima Guerra Mondiale. Dopo di essa, col trattato di Versailles, fu stabilito il principio di autodeterminazione dei popoli, che permise alla Serbia di accorpare le ex regioni austro-ungariche di Slovenia, Croazia e Bosnia-Erzegovina, oltre ad annettere il principato di Montenegro, dando origine al Regno di Jugoslavia, sotto la dinastia serba dei Karađorđević. La realtà era che la nuova nazione serviva solo gli interessi dei serbi, i quali procedettero a serbificare l'area, indebolendo il regno al punto che le forze dell'Asse lo invasero nel 1941, finendo per dividerlo in diversi stati fantoccio, tra i quali figurava lo Stato Indipendente di Croazia, governato da Ante Pavelic, il quale costruì il campo di concentramento di Jasenovac per sterminare ebrei, rom e serbi.

In quel periodo in Jugoslavia operavano due fazioni che si resero responsabili di atrocità altrettanto gravi: i Cetnici, provenienti dai ranghi dell'esercito Jugoslavo sfaldato, sostenuti dagli alleati, e i cosiddetti Partigiani, composti da militanti del partito comunista Jugoslavo, guidati da Josip Broz, chiamato dai suoi commilitoni con un soprannome ancora oggi inspiegabile, Tito.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Tito e i suoi compagni avevano vinto e avevano ricostituito la Jugoslavia, ma con delle differenze: innanzitutto la Jugoslavia divenne una federazione di 6 repubbliche socialiste, ossia Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro e Macedonia del Nord, oltre a riconoscere l'esistenza di alcune repubbliche autonome nelle stesse repubbliche federali, ossia nelle regioni della Vojvodina, a maggioranza ungherese, del Kosovo, a maggioranza albanese, e riconosceva una minoranza nella Bosnia, con i cosiddetti bosgnacchi, a maggioranza musulmana. A governare la Jugoslavia ci avrebbe pensato per i successivi quarant'anni lo stesso Tito, anche se faticò non poco per mantenerla unita. Vi erano molteplici problemi, tra cui corruzione nelle aziende ad autogestione operaia, il diverso trattamento politico-economico che le varie repubbliche avevano nella gestione della politica interna e dei fondi federali, la crisi petrolifera del '73, che ridusse gli investimenti pubblici. Tito inoltre sapeva bene che la situazione non sarebbe durata in eterno e, prima o poi, anche lui avrebbe finito per morire e lasciare la Jugoslavia a un crudele destino. Nel '74 decise così di fondare la presidenza della Jugoslavia, dove lui era a capo assieme a 6 presidenti scelti dalle 6 repubbliche federali, più due delegati per Kosovo e Vojvodina. Egli si proclamò presidente a vita e ordinò che dopo la sua morte la presidenza sarebbe toccata ogni anno a un diverso rappresentante delle 6 repubbliche. Una clausola importante prevedeva il diritto ad autodeterminarsi delle 6 repubbliche, concedendo cioè la possibilità di secedere dalla federazione a patto che tutte le altre repubbliche fossero d'accordo.

Quando Tito morì il 4 Maggio 1980, la situazione inizia a sfuggire di mano ed è l'inizio della fine…


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